Uno studio d’artista


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Strumenti d’artista



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Storia di un ragazzo di cerchiara

di Gianluigi Trombetti

Domenico Sancineto nasce a Cerchiara di Calabria il 5 novembre 1940.

E’ il primo di cinque figli; il padre, contadino, come tutti in quello sperduto paese tra le montagne, fa anche lo scalpellino e la dura grigia pietra di quei luoghi si trasforma, sotto le sue mani sapienti, in mortai e altri oggetti di uso comune tra i nostri contadini poveri e dimenticati.

La guerra infuria e il contadino-scalpellino lascia gli attrezzi per impugnare le armi, in Abissinia, una terra lontana che si era voluto colonizzare dimenticando che per molti anni “l’Africa” era più vicina.

La madre di Mimmo - il nome Domenico aveva, come è comune nel Meridione, ceduto il posto al diminutivo - oltre alle fatiche dei campi dovette provvedere a tirar su, con sacrifici e tanto amore, questi suoi figli. Mimmo crebbe e i suoi occhi cominciarono a spaziare oltre i tetti di Cerchiara già piana, arida nell’estate musicale delle cicale, attraversata dalle tremende fiumare che tutto travolgono nell’inverno, e giù fino al mare azzurro e dolce nell’orizzonte. Lo Jonio in quel luogo è accolto in un lieve golfo. Da una parte, Roseto Capo Spulico con il suo severo castello a protezione, un tempo, delle scorrerie dei Saraceni ed oggi passivo testimone di altre “scorrerie”. Se lo si potesse interrogare chissà cosa ci racconterebbe....

Dall’altra parte, la bizantina Rossano con le sue cupolette orientali e gli affreschi di ieratici santi immobili ieri come oggi. Tanti secoli sono passati da quando su quelle rive sbarcarono i primi coloni greci per fondare quella favolosa città che ebbe il nome di Sibari e che noi piccoli uomini tanto ci affanniamo a strappare alla terra che la ricopre. Perché? Per conoscerla meglio? Per impadronirci dei suoi tesori?  O, chissà, per scoprire le nostre più profonde radici.

Mimmo dall’alto di Cerchiara vedeva, allora con gli occhi di un bambino, tutto questo. Lo vede ancora oggi, ma Mimmo Sancineto oggi è un  uomo, un pittore affermato e da quella piana, da quel mare, da quei tetti ricoperti di muschio, trae la linfa per le sue opere.

Ma torniamo indietro nel tempo e troviamo il nostro Mimmo a 11 anni che, per aiutare la famiglia, cerca le prime occupazioni. Diventa apprendista fabbro, sarto, muratore - ha persino lavorato per la lastricatura a pietre della piazza principale del paese -. Infine va in bottega da un falegname ed è lì che la sua fantasia comincia a creare, dapprima giocattoli - è pur sempre un bambino, e un bambino povero cosa sogna se non le cose che la sua condizione gli impedisce di avere - , poi gli attrezzi per lavorare sono il prodotto delle sue mani tanto che, intorno ai 14, anni, poteva dire di avere un laboratorio tutto suo, fabbbricato da sé!

Ma il tempo corre e i confini del suo piccolo paese cominciano a stargli stretti e influenzato, anzi direi abbagliato, dai discorsi di una zia, decide di abbandonare Cerchiara e la sua famiglia e trasferirsi nel luogo che nelle parole della zia pareva promettergli lavoro e felicità: Castrovillari.

Castrovillari era ed è da sempre il polo di attrazione di un vasto hinterland comprendente paesi piccoli e grandi sia di lingua italiana che di lingua albanese. La cittadina, intorno al 1955, contava circa 15.000 abitanti: non molti, è vero, ma sufficienti a farne un piccolo capoluogo.

Mimmo Sancineto vi approdò armato di buone speranze e, dati i suoi trascorsi, trovò posto nella falegnameria di Giulio Filomia dove guadagnava 350 lire al giorno, somma che vedeva poi sfumare nell’alloggio e nel pranzo presso un alberghetto di ultima categoria. La madre, da Cerchiara, provvedeva a mandargli ogni giorno sia vivande che vestiti puliti che il giovane apprendista conservava accuratamente in una specie di valigia di legno da lui stesso fabbricata.

Di lì a poco si iscrisse alle scuole serali e riuscì a conseguire quella licenza della scuola elementare che al paese non era riuscito a frequentare. L’aver ripreso a studiare fu per lui una molla che lo spinse a continuare e, grazie all’interessamento di una persona, che un tempo si sarebbe definita un mecenate, il signor Stigliani, in breve conseguì anche la licenza di avviamento industriale. Alla passione per la scultura, derivatagli forse dal padre e sempre insita nel suo animo, seguì quella  per la pittura e i materiali più umili furono i testimoni delle sue prime opere.

Le tabelle della pubblicità del gelato e i sacchi di iuta si ricoprono con le prime figure: cavalli liberi al pascolo, vecchi immobili nel meriggio, nature morte.

Si arriva così al 1961, data importante per quel ragazzo di Cerchiara, ora non più apprendista falegname ma pittore. Il 1962 è la data della sua prima mostra, organizzata a Palazzo dei Bruzi, a Cosenza, che allora non aveva ancora gallerie dove esporre. Mimmo fece capolino timidamente nel capoluogo con i suoi quadri di lamiera e di sacco e vinse. La mostra ebbe un lusinghiero successo di critica e di pubblico.

Ma nel ‘62 accadde un altro fatto importante per il nostro pittore: l’apertura, a Castrovillari, dell’Istituto Statale d’Arte al quale si iscrisse subito; frequentò con passione, conseguì il diploma e subito dopo ne divenne insegnante.

Tra i ‘64 e il ‘65 altre tappe importanti sia per la sua vita privata che per la carriera: l’abilitazione all’insegnamento, l’allestimento della sua prima personale a Castrovillari, l’incontro con Isabella che sarebbe diventata l’insostituibile compagna della vita. Ma andiamo con ordine. L’abilitazione assicurò a Mimmo Sancineto il lavoro stabile, che da sempre aveva inseguito: la cattedra all’Istituto d’Arte. La prima personale a Castrovillari venne organizzata dall’allora presidente dei “Lyons” notaio Marini, un vero cultore d’arte che aveva capito quanto talento ci fosse in quel giovane. Ebbe ragione.

La mostra andò benissimo e la Città del Pollino cominciò a guardare, prima con curiosità e poi con vivo interesse, all’attività di Sancineto che risvegliava un pò quel campo della cultura che è l’arte figurativa, che a Castrovillari aveva tradizioni antiche, ma che in quel periodo si affidava al solo maestro Andrea Alfano, che peraltro soggiornava a Roma.

Fu un periodo fecondo e felice che dette vita a moltissime opere di un genere che lui stesso definisce “impressionistico” (in effetti quanti ricordi di Alfano traspaiono in quei lavori!).

Questo periodo fu troncato nel ‘68 dalla partenza per il servizio di leva, che prestò prima a Lecce, dove però ebbe anche il tempo di fare una mostra e vincere dei premi, e poi a Caserta.

Finito il servizio militare e tornato a Castrovillari, lasciò l’Istituto d’Arte, in quanto con l’immissione in ruolo la sua sede di titolarità fu la scuola media di Morano Calabro, per la quale, vincitore di un concorso nazionale, eseguì dei pannelli ad altorilievo con smalti colorati.

La sua vita resta legata però a Castrovillari dove crea la prima Galleria d’Arte ed il laboratorio di cornici. La chiama “Il Coscile” in onore del fiume che bagna la cittadina.

La galleria “Il Coscile” fu ed è un punto fermo non solo per il pittore Sancineto ma anche per Castrovillari, che imparò ad affinare il proprio gusto a contatto con opere e autori importanti e meno importanti.

Intorno alla galleria fiorirono, sin da allora, moltissime attività culturali: dal Premio di Pittura “Pollino - Città di Castrovillari”  alle manifestazioni tendenti a ricordare e onorare Andrea Alfano, agli incontri-dibattito con gli studenti. Nel periodo dal 1973 al 1975 la pittura di Mimmo Sancineto ottiene riconoscimenti da ogni parte. Solo nel ‘75 ben sei mostre personali si aggiungono al suo carnet: Roma, Napoli, Latina, Foggia, Cosenza e per ultima Castrovillari come verifica di tutto un discorso artistico che ha le sue origini molto lontane ormai.

Nascono i “Muri di Calabria”. Varie sono le interpretazioni che critici qualificati (Selvaggi, Bonavita, ecc.) danno a queste rappresentazioni, è vero, del tutto personali, dei muri cadenti, sbrecciati, ruvidi, tristi delle case, dei paesi e borghi di Calabria. C’è chi vede in essi rivolta e insoddisfazione; chi morte e rassegnazione; chi, riunendo le due cose, la realtà della Calabria di oggi che, dietro questi muri apparentemente morti, svuotati da ogni essenza, cerca di tornare a vivere ribellandosi alla rassegnazione per dire, per far sapere, là dove la voce non arriva, che la Calabria esiste.

Il messaggio dei “muri” porta a Mimmo Sancineto prima il titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti culturali e poi, nel 1980 il “Premio Pizzo” e il premio “Caffè Bargello” vinto insieme a Mario Scaccia e Alvaro Ricci.

Nel 1980 ancora una personale a Castrovillari per presentare una nuova tematica che, lasciati i “muri”, si rivolge alle stagioni dell’amore. Le sue tele si popolano di piccole creature che libere vivono il loro amore nel variare delle stagioni con i loro toni caldi e accorati ora vividi e stridenti. I paesaggi caratterizzati da larghe strisce di giallo acceso e azzurro mare ci ricordano l’assoluta pianura, il mare dolce e sussurante sulle lunghissime rive sabbiose. Il mare azzurro e l’assoluta pianura che si vedono oltre i tetti di Cerchiara, il paese tra i monti, da dove viene Mimmo Sancineto, pittore.

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