(…) Toni Bonavita ha usato riferendosi a Sancineto la parola “europeo” come raccordo e conclusione della partenza dell’artista dalla provincia del sud italiano.
Ha così rotto quell’imbarazzo che mi sarebbe derivato dall’essere da anni testimone della pittura di Sancineto e conterraneo per cui proiettare il lavoro di sancineto dall’umiltà della nostra provincia a sentimenti di cultura circolanti in europa, poteva sembrare una presunzione, una forzatura elaborata in casa propria.(…)
(…) Ed invece il più esatto ed esaltante modo di leggere entro questa pittura è proprio il trovarci quel filo di protesta meridionale che sta percorrendo il mondo, come un brivido nuovo e rinnovante. (…)
(…) Sancineto trovò nel muro chiuso una stupenda e drammatica finestra aperta. I cieli , i selciati e le figure del sud, pericolosi perché invitanti al bozzettismo sentimentale a sud di Napoli, lo hanno spesso attratto, ma l’artista ha avuto la sua calamita creativa portante alla parete del muro vecchio. (…)
(…) Il muro di Sancineto,una scoperta che potrebbe avere nell’artista coraggiosi sviluppi sulla tela, sino a diventare un segno di un movimento della storia e della protesta meridionali, acquista una polivalenza di simboli e comunicazioni: dalla disperazione (definibile sartriana) di chi nel muro che resiste vede la voglia di esistere, nonostante tutto. Ma un muro è un muro e nient’altro. Quello che l’intervento dall’artista lo fa diventare rientra in un duplice rapporto: dell’artista col quadro e della sua capacità poetica. (…)