“Omaggio alla Calabria” è il titolo della mostra personale di pittura, tenuta recentemente a Roma alla Galleria “Il Tetto” da Mimmo Sancineto, che impagina fascinose tracce di mondi intrisi di storia in cui la presenza dell’uomo è nella immaginazione, negli spazi chiusi delle pareti, nelle muraglie invalicabili che si rivelano come l’oggettivazione di quella passata tristezza ancora e sempre presente.
Muri della Calabria. Muri del Sud, quindi, che fanno sentire l’ignoto, il nulla, il vuoto; ma date le strutture storico-monumentali si inseriscono in un discorso universale. Infatti il linguaggio del Sancineto è sempre frutto di un’operazione intellettuale, che cerca nei muri la penetrazione di una realtà ab imis fundamentis. La pittura diventa così strumento di un racconto che si intreccia al motivo esplicito di ogni esistenza trascendente. Per questo l’artista dà alla sua pittura un tono più interessante con un categorico rifiuto dell’astrazione, intesa come “essenza” preferendo affrontare il problema della natura attraverso suggestive ricostruzioni di paesaggi, bloccati tra due fasce di colori a volte contrastanti alle strutture ma efficaci per l’impegno che il colore assume nelle ondulazioni e nelle trasparenze.
Innamorato com’è della Calabria, della sua solennità, del suo pittoresco, Mimmo Sancineto avrebbe potuto dipingere quadri intensamente lirici, invece fissa un’impressione con pochi tratti essenziali - quasi una sintesi - per finire con colori che rispecchiano l’intima e sincera malinconia del pittore. Insomma una realistica rappresentazione per forza di particolari e circostanze sociali, ma una identificazione di forma e contenuto come un “transfert” della tristezza del presente. Una pittura pregna di silenzio che urla e che si chiarisce definitivamente alla coscienza dell’artista come se volesse trasformare il mondo, il cielo, lo spazio alla luce della maturazione stessa della coscienza calabra.
Gaetano M. Bonifati
Primi Piani, Maggio-Luglio 1982