Una pittura mediterranea
Mimmo Sancineto è un pittore della natura, di una natura nascosta, semplificata, fatta di luce.
Lembi di terra corrono come binari di colore, come strade pigmentate a delineare territori, che si stagliano alla vista, distesi e abbandonati. Egli abbozza campi e litorali, con fasce di mare e con strisce di cielo. La luce si materializza sotto i colpi di pennello e di spatola, che allungano il campo visivo in senso orizzontale o verticale.
Allora sono gli alberi e gli arbusti o la pioggia a ritmare verticalmente la scena, picchettata di vegetazione o di acqua, attraversata da flash di sole.
Un'atmosfera dorata accompagna lo sguardo su una realtà che si sfalda e libera vibrazioni dell'aria, energia visiva, brusio cromatico.
I dettagli si perdono in una pittura a macchie minute e scaglie multicolori, rigata, in trame di un arazzo naturalistico, dove tutto è impressione d'insieme. Nastri verdi come fili d'erba, screziati di rosa o di giallo o di blu scorrono in sequenze compatte e piene di briose pennellate. Si incrostano pigmenti e sedimentano in chiazze di colore come in campi verdissimi o in cieli turchini, in cui le tamponature di colore creano effetti macro-divisionistici.
Prati come tessuti, immagini di organismi biologici in divenire, formazioni filamentose che potrebbero essere anche sottomarine. Sancineto è un pittore informale, che mantiene del paesaggio le suggestioni cromatiche, siano alberi o vivida vegetazione del sottobosco. Pennellate come steli di piante o come canne che svettano nella loro fitta aggregazione.
Altre volte egli veste di muschi i muri, striandoli e vergandovi sopra segni d'iride, storie di graffi e di concrezioni, come stratificazioni antiche; intonaci scrostati, che scoprono gli strati sottostanti; oppure superfici bruciate e annerite in monocromi scuri.
Incrostazioni di pittura densa e grumosa tracciano inquadrature da zoom su particolari di un mondo magmatico e solare. Sono i ritmi della materia ad essere accolti in sequenze dinamiche, fatte però di dinamismo interno, dove strisce verticali creano accelerazioni visive. A descrivere il paesaggio, invece, vengono usate bande orizzontali larghe e tremule, che richiamano le striature dei campi e diventano flussi di colore come fiumi e corsi d'acqua. E poi cascate di luce e pozze variopinte, che giacciono in forre o si disperdono in tanti frammenti cristallini. Tutto si scompone e si rigenera in campiture monocrome o in atmosfere brillanti, che danno forma ad una espressività primitiva e spontanea.
Così Sancineto percorre la sua strada di pittore di lungo corso, che ha attraversato varie stagioni e che è approdato da qualche anno ad una pittura immediata e mediterranea, che non riproduce la natura ma ne coglie gli aspetti organici, ne plasma il divenire, ne indaga i processi più invisibili.
E' come se i suoi quadri ritagliassero tasselli di texture, trame continue, che potrebbero proseguire benissimo oltre i bordi; sembrano anche pezzi di stoffa dipinta con motivi indefiniti di origine naturalistica, con sgranature, che fanno pensare a tessuti etnici, dalle decorazioni primitive, dalla struttura elementare e, soprattutto, coloratissimi.
In queste tele si colgono riferimenti tribali ma anche fruscii di derivazione elettronica: dalla consunzione de tempo, che screpola e patina le superfici, agli scrosci elettromagnetici e alle interferenze televisive, che rigano le immagini e fanno perdere loro definizione in un effetto nevischio che disturba le risoluzione.
Sancineto è un pittore antico, che si immerge nell'indefinitezza del nostro tempo, in una percezione, che si lascia alle spalle figure riconoscibili per addentrarsi in astratte visioni, per farsi sedurre da magiche atmosfere e intime sensazioni.